Burn-out

Il Burn-out è l’esito di un processo stressogeno. La più tipica forma di stress relativa alla sindrome in questione è riconducibile alla continua tensione emotiva che deriva dalla complessità della professione svolta, sia sul piano relazionale (La Maslach infatti nel 1981 lo definisce “esito di una forma di stress interpersonale”) che sul piano delle rappresentazioni connesse alla professione.

 

Nella pratica si tratta di “un processo nel quale un professionista precedentemente impegnato si disimpegna dal proprio lavoro in risposta allo stress e alla tensione sperimentati sul lavoro” (Cherniss C.) e caratterizzato da “esaurimento emotivo, depersonalizzazione, ridotta realizzazione personale” (Maslach C.); una sindrome in cui si ha una “progressiva perdita di idealismo, di energia, di obiettivi” (Edelwich J.), “una perdita di motivazioni e di aspettative ad essere bravi e fare bene” (Harrison W.D.), “uno stato di affaticamento o frustrazione nato dalla devozione a una causa, a un modo di vita o a una relazione che hanno mancato di produrre la ricompensa attesa” (Freudenberger H.J.)

 

Dal punto di vista clinico i segni e i sintomi sono molteplici, richiamano i disturbi dello spettro ansioso-depressivo e sottolineano la particolare tendenza alla somatizzazione e allo sviluppo di disturbi comportamentali.

 

La sindrome non insorge all’improvviso ma inizia con i primi episodi di sconfitta fino a diventare una debilitante condizione patologica, condizione ancora più pericolosa quando “il guaritore ferito non riesce a prendere coscienza delle sue ferite e guarirle” (Maeder).

Può avere quindi diverse gradazioni, ma per fortuna è un processo reversibile.